Domenica 10 aprile 2022 dalle ore 12.00 Villa La Saracena presenta FORTEZZA, mostra personale di Mirko Leuzzi, a cura di Maria Costanza Magli e Paola Aloisio.

Fortezza nasce da un incontro fortunato, quello tra l’artista Mirko Leuzzi e Maria Costanza Magli, giovane rappresentante della dimora storica La Saracena, progettata da Luigi Moretti. La loro sinergia è immediata e il progetto dell’esposizione nasce tra le chiacchiere delle fresche serate estive a Santa Marinella e, man mano, durante il periodo invernale, prende sempre più forma per concretizzarsi in questo evento di domenica 10 aprile. Per una sola giornata, dalle 12.00 alle 18.00, La Saracena apre le porte a tutti per mostrare il suo lato nascosto e presentare le opere di Mirko Leuzzi.

La Saracena di Luigi Moretti accoglie le anime, sentimentalmente abusate, ritratte da Mirko Leuzzi che in questa dimora storica entra alla ricerca di una Fortezza per le sue Muse. Una casa pensata, dallo stesso architetto, come un luogo dove potersi rifugiare quando se ne ha abbastanza del mondo: la facciata che si rivolge ad esso infatti presenta mura alte e spesse aperte solo da lunghe feritoie, volumi materici, sinuosi e assolutamente imperscrutabili. Eppure la casa è viva. Se non si entra non lo si può capire. Muta con il volgere del giorno, prende le sembianze della stagione che attraversa. Varcato l’ingresso il corridoio vetrato proietta l’ospite verso il mare e il giardino interno: tutto si apre senza più ostacoli ad impedire alla vista di espandersi; anche nelle stanze da letto, protette come in un abbraccio dallo spesso bastione esterno, la parete verso il mare non è che una grande finestra. La luce pervade e modella i volumi dell’alzato, la materia stessa delle pareti; a seconda dell’ora o della stagione in cui la si osserva questo gioco mai uguale regala, a chi ha la fortuna di poterci passare qualche giorno, un senso di lontananza dall’umana irrequietezza.

Le ragazze di Leuzzi cercano, quindi, il loro posto in questa Fortezza inespugnabile portando il fardello di quello che hanno affrontato fuori: le conseguenze, i rimpianti, le domande, la vergogna si ripresentano nel cuore col mutare della luce, con il rumore del vento, con lo sciabordio o col ruggire del mare. L’intensità del loro smarrimento segue i tempi della casa in un dialogo ragionato tra il vissuto e il luogo, tra quello che esprimono e lo spazio dove l’opera stessa è stata collocata. I ritratti, come fossero una fotografia interiore, rivelano lo stato d’animo del soggetto attraverso una pittura materica caratterizzata da colori vividi, dall’attenzione ai gesti, alle posizioni dei corpi e soprattutto agli occhi. Come nelle icone dei primi cristiani, i soggetti, privati della tridimensionalità e alleggeriti dal disturbo dei dettagli, osservano con occhi ieratici lo spettatore in un muto dialogo in cui ognuno può risalire suo personale tormento interiore.”